Estratto dalla Lettera enciclica Ecclesia de Eucharistia di San Giovanni Paolo II, 2003
53. Se vogliamo riscoprire in tutta la sua ricchezza il rapporto
intimo che lega Chiesa ed Eucaristia, non possiamo dimenticare Maria, Madre e
modello della Chiesa. Nella Lettera apostolica Rosarium
Virginis Mariae, additando la Vergine Santissima come Maestra
nella contemplazione del volto di Cristo, ho inserito
tra i misteri della luce anche l'istituzione dell'Eucaristia
[Cfr n. 21: AAS 95 (2003), 20]. In effetti, Maria
ci può guidare verso questo Santissimo Sacramento, perché ha con esso una
relazione profonda.
A prima vista, il Vangelo tace su questo tema. Nel racconto dell'istituzione,
la sera del Giovedì Santo, non si parla di Maria. Si sa invece che Ella era
presente tra gli Apostoli, « concordi nella preghiera » (At 1,14), nella prima comunità radunata dopo
l'Ascensione in attesa della Pentecoste. Questa sua presenza non poté certo
mancare nelle Celebrazioni eucaristiche tra i fedeli della prima generazione
cristiana, assidui « nella frazione del pane » (At 2,42).
Ma al di là della sua partecipazione al Convito eucaristico, il
rapporto di Maria con l'Eucaristia si può indirettamente delineare a partire
dal suo atteggiamento interiore. Maria
è donna « eucaristica » con l'intera sua vita. La Chiesa,
guardando a Maria come a suo modello, è chiamata ad imitarla anche nel suo
rapporto con questo Mistero santissimo.
54. Mysterium
fidei! Se l'Eucaristia è
mistero di fede, che supera tanto il nostro intelletto da obbligarci al più
puro abbandono alla parola di Dio, nessuno come Maria può esserci di sostegno e
di guida in simile atteggiamento. Il nostro ripetere il gesto di Cristo
nell'Ultima Cena in adempimento del suo mandato: « Fate questo in memoria
di me! » diventa al tempo stesso accoglimento dell'invito di Maria ad
obbedirgli senza esitazione: « Fate quello che vi dirà » (Gv 2,5). Con la premura materna
testimoniata alle nozze di Cana, Maria sembra dirci: « Non abbiate
tentennamenti, fidatevi della parola di mio Figlio. Egli, che fu capace di
cambiare l'acqua in vino, è ugualmente capace di fare del pane e del vino il
suo corpo e il suo sangue, consegnando in questo mistero ai credenti la memoria
viva della sua Pasqua, per farsi in tal modo “pane di vita” ».
55. In certo senso, Maria ha esercitato la sua fede eucaristica prima ancora che l'Eucaristia
fosse istituita, per il fatto stesso di aver
offerto il suo grembo verginale per l'incarnazione del Verbo di Dio.
L'Eucaristia, mentre rinvia alla passione e alla risurrezione, si pone al tempo
stesso in continuità con l'Incarnazione. Maria concepì nell'Annunciazione il
Figlio divino nella verità anche fisica del corpo e del sangue, anticipando in
sé ciò che in qualche misura si realizza sacramentalmente in ogni credente che
riceve, nel segno del pane e del vino, il corpo e il sangue del Signore.
C'è pertanto un'analogia profonda tra il fiat pronunciato da Maria alle parole
dell'Angelo, e l'amen che
ogni fedele pronuncia quando riceve il corpo del Signore. A Maria fu chiesto di
credere che colui che Ella concepiva « per opera dello Spirito
Santo » era il « Figlio di Dio » (cfr Lc 1,30–35). In continuità con la
fede della Vergine, nel Mistero eucaristico ci viene chiesto di credere che
quello stesso Gesù, Figlio di Dio e Figlio di Maria, si rende presente con
l'intero suo essere umano- divino nei segni del pane e del vino.
« Beata colei che ha creduto » (Lc 1,45): Maria ha anticipato, nel
mistero dell'Incarnazione, anche la fede eucaristica della Chiesa. Quando,
nella Visitazione, porta in grembo il Verbo fatto carne, ella si fa, in qualche
modo, « tabernacolo » – il primo « tabernacolo » della
storia – dove il Figlio di Dio, ancora invisibile agli occhi degli uomini, si
concede all'adorazione di Elisabetta, quasi « irradiando » la sua
luce attraverso gli occhi e la voce di Maria. E lo sguardo rapito di Maria nel
contemplare il volto di Cristo appena nato e nello stringerlo tra le sue
braccia, non è forse l'inarrivabile modello di amore a cui deve ispirarsi ogni
nostra comunione eucaristica?
56. Maria fece sua, con tutta la vita accanto a Cristo, e non
soltanto sul Calvario, la dimensione sacrificale dell'Eucaristia. Quando
portò il bimbo Gesù al tempio di Gerusalemme « per offrirlo al
Signore » (Lc 2,22),
si sentì annunciare dal vecchio Simeone che quel Bambino sarebbe stato
« segno di contraddizione » e che una « spada » avrebbe
trapassato anche l'anima di lei (cfr Lc 2,34-35). Era preannunciato così il
dramma del Figlio crocifisso e in qualche modo veniva prefigurato lo « stabat
Mater » della Vergine ai piedi della Croce. Preparandosi giorno per
giorno al Calvario, Maria vive una sorta di « Eucaristia
anticipata », si direbbe una « comunione spirituale » di
desiderio e di offerta, che avrà il suo compimento nell'unione col Figlio nella
passione, e si esprimerà poi, nel periodo post-pasquale, nella sua
partecipazione alla Celebrazione eucaristica, presieduta dagli Apostoli, quale
« memoriale » della passione.
Come immaginare i sentimenti di Maria, nell'ascoltare dalla bocca
di Pietro, Giovanni, Giacomo e degli altri Apostoli le parole dell'Ultima Cena:
« Questo è il mio corpo che è dato per voi » (Lc 22,19)? Quel corpo dato in sacrificio
e ripresentato nei segni sacramentali era lo stesso corpo concepito nel suo
grembo! Ricevere l'Eucaristia doveva significare per Maria quasi un
riaccogliere in grembo quel cuore che aveva battuto all'unisono col suo e un
rivivere ciò che aveva sperimentato in prima persona sotto la Croce.
57. « Fate questo in memoria di me » (Lc 22, 19). Nel
« memoriale » del Calvario è presente tutto ciò che Cristo ha
compiuto nella sua passione e nella sua morte. Pertanto non manca ciò che Cristo ha compiuto
anche verso la Madre a nostro
favore. A lei infatti consegna il discepolo prediletto e, in lui, consegna
ciascuno di noi: « Ecco tuo figlio! ». Ugualmente dice anche a
ciascuno di noi: « Ecco tua madre! » (cfr Gv 19,26-27).
Vivere nell'Eucaristia il memoriale della morte di Cristo implica
anche ricevere continuamente questo dono. Significa prendere con noi –
sull'esempio di Giovanni – colei che ogni volta ci viene donata come Madre.
Significa assumere al tempo stesso l'impegno di conformarci a Cristo,
mettendoci alla scuola della Madre e lasciandoci accompagnare da lei. Maria è
presente, con la Chiesa e come Madre della Chiesa, in ciascuna delle nostre
Celebrazioni eucaristiche. Se Chiesa ed Eucaristia sono un binomio
inscindibile, altrettanto occorre dire del binomio Maria ed Eucaristia. Anche
per questo il ricordo di Maria nella Celebrazione eucaristica è unanime, sin
dall'antichità, nelle Chiese dell'Oriente e dell'Occidente.
58. Nell'Eucaristia la Chiesa si unisce pienamente a Cristo e al
suo sacrificio, facendo suo lo spirito di Maria. È verità che si può
approfondire rileggendo
il Magnificat in prospettiva
eucaristica. L'Eucaristia, infatti, come il cantico di Maria, è innanzitutto
lode e rendimento di grazie. Quando Maria esclama « L'anima mia magnifica
il Signore e il mio Spirito esulta in Dio mio salvatore », ella porta in
grembo Gesù. Loda il Padre « per » Gesù, ma lo loda anche
« in » Gesù e « con » Gesù. È precisamente questo il vero
« atteggiamento eucaristico ».
Al tempo stesso Maria fa memoria delle meraviglie operate da Dio
nella storia della salvezza, secondo la promessa fatta ai padri (cfr Lc 1,55), annunciando la meraviglia
che tutte le supera, l'Incarnazione redentrice. Nel Magnificat è infine presente la tensione
escatologica dell'Eucaristia. Ogni volta che il Figlio di Dio si ripresenta a
noi nella « povertà » dei segni sacramentali, pane e vino, è posto
nel mondo il germe di quella storia nuova in cui i potenti sono
« rovesciati dai troni », e sono « innalzati gli umili »
(cfr Lc 1,52). Maria canta quei
« cieli nuovi » e quella « terra nuova » che
nell'Eucaristia trovano la loro anticipazione e in certo senso il loro
« disegno » programmatico. Se il Magnificat esprime la spiritualità di Maria,
nulla più di questa spiritualità ci aiuta a vivere il Mistero eucaristico.
L'Eucaristia ci è data perché la nostra vita, come quella di Maria, sia tutta
un magnificat!