di P.Giuseppe M. Petazzi SJ
S. Lega eucaristica, Milano 1933
In spíritu humilitátis et in ánimo contríto suscipiámur a te, Dómine: et sic fiat sacrifícium nostrum in conspéctu tuo hódie, ut pláceat tibi, Dómine Deus.
Con spirito di umiltà e con animo contrito, possiamo noi, o Signore, esserti accetti e il nostro sacrificio si compia oggi alla tua presenza in modo da piacere a Te, o Signore Dio.
L’umiltà e la contrizione del
cuore, ecco, o Signore, le condizioni necessarie perché possiamo essere
accolti da Te come sacrificio gradito. Cor
contritum et humiliatum Deus non despicies. La nostra umiliazione e
contrizione, per quanto grande, non potrà mai essere sufficiente a
placare lo sdegno di Dio se non è congiunta alle umiliazioni e al dolore
dell’Agnello santo che solo rende accetto ogni sacrificio. Se il re penitente
poteva aprire il suo cuore alla speranza di veder accolte le sue lacrime, era perché preveniva con lo spirito profetico il sacrificio dell’Agnello
che toglie il peccato del mondo. Oh dunque, guarda, o Signore Dio mio, guarda
nel volto afflitto del tuo Cristo: respice
in faciem Christi tui.
Quanto sei umiliato, o Agnello divino,
specialmente nel Getsemani, quando assumendo l’atteggiamento di Vittima, hai
voluto vivere il terrore, lo smarrimento, la confusione dell’uomo peccatore!
Allora i tuo occhi illibati e santi non osavano più sollevarsi al cielo; ti sei prostrato tremante per terra e hai bagnato il suolo con le lacrime e
col Sangue.
Ed in questo momento l’atteggiamento del tuo
ministro inchinato, richiama appunto e fa rivivere la scena del Getsemani.
Di nuovo ti prostri, ti annienti davanti all’infinita Maestà del Padre: nuovamente ti senti oppresso, schiacciato e spezzato dalla moltitudine dei miei
peccati. Per essi domandi pietà e
perdono.
In questo istante vedo tutti i miei
peccati, pensieri, parole, opere, omissioni: li vedo pesare sopra
di Te, o Agnello Santo. Tanto mi ami che, se fosse possibile, ancora vorresti ripetere i tuoi spasimi, i gemiti, le agonie profonde del tuo
Cuore per ottenermene perdono. Sarà possibile che dopo tale spettacolo
di amore e di dolore, il mio cuore rimanga ancora insensibile e non si abbia da
umiliare e spezzare con Te e per Te? Sarà possibile che mi abbia ad elevare
in superbia, mentre Ti abbassi tanto e Ti annienti per me?
Mio Gesù, da questo momento fino
all’ultimo della mia vita, voglio assumere questo atteggiamento di umiliazione
e di contrizione. Da oggi fino all'ultimo respiro, voglio essere un agnello, vittima con Te. Possa
Tu, o Sacerdote divino, presentandomi al Padre, ripetere le parole del tuo
Precursore: ecce agnus Dei! Sì, possa
esserlo anch’io. Consacrarmi, o Gesù, con l'unzione del tuo
Sangue; consacrarmi agnello e vittima con Te! Non permettere che mai abbia a
scendere dall’altare del tuo Sacrificio, mai abbia a cessare di essere
vittima con Te. Quale orrenda profanazione sarebbe mai questa, o mio Dio!
Eppure quante volte mi sono così profanato, o
Gesù! Quante volte avevo giurato di essere il tuo agnello, la tua vittima:
quante volte ho ripetuto la mia protesta di umiliazione e di contrizione, ho
ripetuto solennemente queste sante parole: in
spiritu humilitatis et in animo contrito sucipiamur a Te, Domine, e poi lo
spirito di superbia è penetrato ancora in questo cuore; ho osato, come il
superbo Fariseo, levare la fronte, vantare quasi dei diritti sopra il mio Dio,
disprezzare il povero pubblicano che in fondo al tempo non osava levare il suo
sguardo all’altare e si percuoteva umilmente il petto dicendosi peccatore.
O Agnello divino, perché hai Tu permesso che
mi separassi da Te? Dal tuo atteggiamento di umiltà e di confusione? Deh,
ascolta il mio gemito, che adesso mi sembra proprio partire dal fondo del mio
cuore umiliato e contrito per tanta infedeltà: Ne permittas separari a Te! Non permettere che mai mi separi da
Te umiliato, confuso, tremante davanti all’infinita Maestà di Dio offesa dai miei
peccati. Non permettere che mai abbia a dimenticare che il mio atteggiamento
non può essere altro se non quello della vittima umiliata e tremante. Solo così potrò riportare in me stesso i frutti stupendi delle tue umiliazioni, delle lacrime, delle tue agonie. Soltanto così il mio sacrificio potrà essere accetto
al Signore, perché non sarà più mio, ma tuo, o Gesù: sic fiat sacrificium nostrum in cospectu tuo hodie, ut placeat tibi,
Domine Deus!