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mercoledì 25 novembre 2015

Ave regina coelorum

Tiepolo, Immacolata concezione, 1767 
Ave, Regina dei cieli,                        Ave, Regina caelorum, 
ave, signora degli angeli;                 ave Domina Angelorum,
porta e radice di salvezza,              salve, radix, salve, porta,
rechi nel mondo la luce.                  ex mundo lux est orta.
Godi, Vergine gloriosa,                    Gaude Virgo gloriosa, 
bella fra tutte le donne;                   super omnes speciosa,
salve, o tutta santa,                          vale o valde decora, 
prega per noi Cristo Signore.         et pro nobis Christum exora.
 Questa prece mariana compare negli antifonari del XII secolo per la festa dell’Assunzione di Maria al cielo, ancora attualmente suggerita dopo la preghiera di Compieta nella Liturgia horarum.
 Attribuita, probabilmente, a Goffredo, cardinale abate di Vendome (+1132), il testo innalza l’anima orante in sublimi e ripetuti saluti alla Vergine, adorata come gloria celeste, come Sovrana degli angeli. Riconosciuta come porta e radice della salvezza, mistico albero da cui è originato Cristo, risplende luminosa nel mondo.

 Immersi in una umanità talvolta incapace di stupore, impressiona la preghiera estatica con cui la cultura medioevale, umanista era in grado di palesare il desiderio di infinito essenziale per l’uomo di ogni tempo. Pregando con le parole dell’ antifona mariana, ci si accorge di quanta distanza intercorre con la spiritualità vuota, atea ed individualista promossa da certe potenze nemiche nel mondo d’oggi.

 Si presenta spontanea una considerazione. È necessario ad ogni cristiano vivere o recuperare la gioia, la quiete estatica innanzi alla meditazione sul mistero della Redenzione, attuato nell’immacolata povertà di una ragazza vergine di Nazareth. Oggi, ricordare al nostro cuore il prodigio di Dio con lo sguardo alla Madre Santissima, assume oggi un valore di riparazione all’eccessiva superficialità con cui la società in cui viviamo intende Dio e il cristianesimo.