Tiepolo, Immacolata concezione, 1767 |
Ave, Regina dei cieli, Ave, Regina caelorum,
ave, signora degli angeli; ave Domina Angelorum,
porta e radice di salvezza, salve, radix, salve, porta,
rechi nel mondo la luce. ex mundo lux est orta.
Godi, Vergine gloriosa, Gaude Virgo gloriosa,
bella fra tutte le donne; super omnes speciosa,
salve, o tutta santa, vale o valde decora,
prega per noi Cristo Signore. et pro nobis Christum exora.
ave, signora degli angeli; ave Domina Angelorum,
porta e radice di salvezza, salve, radix, salve, porta,
rechi nel mondo la luce. ex mundo lux est orta.
Godi, Vergine gloriosa, Gaude Virgo gloriosa,
bella fra tutte le donne; super omnes speciosa,
salve, o tutta santa, vale o valde decora,
prega per noi Cristo Signore. et pro nobis Christum exora.
Questa prece mariana compare negli antifonari
del XII secolo per la festa dell’Assunzione di Maria al cielo, ancora
attualmente suggerita dopo la preghiera di Compieta nella Liturgia horarum.
Attribuita, probabilmente, a Goffredo, cardinale
abate di Vendome (+1132), il testo innalza l’anima orante in sublimi e ripetuti
saluti alla Vergine, adorata come gloria celeste, come Sovrana degli angeli. Riconosciuta
come porta e radice della salvezza, mistico albero da cui è originato Cristo,
risplende luminosa nel mondo.
Immersi in una umanità talvolta incapace di
stupore, impressiona la preghiera estatica con cui la cultura medioevale,
umanista era in grado di palesare il desiderio di infinito essenziale per l’uomo
di ogni tempo. Pregando con le parole dell’ antifona mariana, ci si accorge di
quanta distanza intercorre con la spiritualità vuota, atea ed individualista
promossa da certe potenze nemiche nel mondo d’oggi.
Si presenta spontanea una considerazione. È
necessario ad ogni cristiano vivere o recuperare la gioia, la quiete estatica
innanzi alla meditazione sul mistero della Redenzione, attuato nell’immacolata povertà
di una ragazza vergine di Nazareth. Oggi, ricordare al nostro cuore il prodigio
di Dio con lo sguardo alla Madre Santissima, assume oggi un valore di
riparazione all’eccessiva superficialità con cui la società in cui viviamo
intende Dio e il cristianesimo.