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mercoledì 1 aprile 2015

Da un'omelia di Quaresima...


(Caravaggio, Canestra di frutta, 1596, Pinacoteca ambrosiana di Milano)

Quante pietre scartiamo, quante cose, quante persone, quanti aspetti di noi stessi non ci piacciono! Li scartiamo, li buttiamo via. Ogni volta perdiamo un pezzo, qualcosa, qualche persona. Perdiamo una parte di noi stessi. E’ sempre un di meno. Siamo tristi e diciamo: “Che schifo la vita, non mi piaccio, questa cosa non mi piace”. Diventiamo lamentosi e schifati, come tutti.
Ma la «pietra scartata che i costruttori hanno scartato è diventata la pietra d’angolo» (Mt 21,41). La pietra preziosa, importante, la pietra essenziale che ha valore nella Sua costruzione. Lui vede di ogni cosa il lato costruibile, il punto di incastro con il resto. Come un genio dei mosaici di Ravenna che di fronte a tutte le pietre si illumina e si entusiasma. Per gli scalpellini quelle sono solo pietra, per lui invece sono parte del mosaico. Sa dove mettere ogni pietra, c’è il posto per ciascuna. Ognuna è preziosa ai suoi occhi. Ed è una meraviglia che ci sia Uno dentro al mondo che vede di ogni cosa, di ogni persona, di ogni aspetto di me - anche di quelli che mi piacciono meno - capace di vedere il lato costruibile, il punto di connessione con il tutto. La meraviglia che questa cosa è, unica al mondo, preziosa: tutto è affascinante, tutto è da abbracciare, tutto da valorizzare.
Che cosa fa la differenza fra lo schifo e la meraviglia? Tra il buttare via e lo scartare, alla fine scartiamo via anche noi stessi. O facciamo parte della Sua costruzione o della nostra; o lavoriamo nella sua vigna, obbediamo a Lui, mettiamo le cose dove vuole Lui e dove ci dice, seguiamo le Sue regole, lo scopo che Lui assegna a tutte le cose e alla nostra vita, oppure ci facciamo padroni, uccidiamo i Suoi servi, uccidiamo l’erede, prendiamo noi in mano la vigna, l’opera e la costruzione del solo nostro progetto.
Ogni mattina decidiamo se servire nella Sua vigna, nella Sua costruzione o farci un progetto alternativo, per poi alla sera raccoglierne i frutti. O lo schifo o la meraviglia.